Nella filosofia dello yoga ci sono varie parole che possono essere tradotte con il termine mente, per esempio citta, manas, e buddhi. Citta esprime il pensiero subconscio e inconscio, cioè quei pensieri che sorgono in noi senza la nostra consapevolezza, e che possono affollare la nostra mente senza che noi ne abbiamo il controllo. Manas esprime una sfera di pensiero ampia e consapevole nella quale siamo capaci di scegliere in nostri pensieri e sviluppare i nostri ragionamenti, il famoso cogito ergo sum, cioè, “penso quindi sono”. È proprio dal termine sanscrito manas che, attraverso mutazioni linguistiche, abbiamo ottenuto mente e, in inglese, mind. Buddhi rappresenta un intelletto ancora più raffinato, con il quale riusciamo a coltivare un pensiero elevato e dai contenuti puri. Essere un intellettuale, quindi, non dipende dalla quantità di informazioni e cultura che un individuo acquista nella vita, ma dalla qualità del controllo del proprio pensiero.
La maggior parte delle persone vive nel livello mentale di citta e questo non è solo perché viviamo in una società meccanizzata e veloce. Infatti, vari secoli fa, il saggio indiano Maharishi Patanjali nei suoi Yoga Sutra descrive lo Yoga come yogah cittavrtti nirodha (Samadhi Pada, II), cioè, “lo Yoga è uno stato di pace delle vibrazioni della mente/citta”. L’agitazione mentale quindi è tanto antica quanto la specie umana. Come possiamo fare per calmare il pensiero e riuscire a riposare?
I pensieri sconnessi di citta provengono generalmente da reazioni a memorie passate o proiezioni sul futuro e sono mosse da attrazione o repulsione. Come primo passo, possiamo prendere un bel respiro e riportare la nostra consapevolezza al momento presente. E magari anche un secondo respiro, questa volta provando a rilassare il corpo nell’espirazione. Ecco che abbiamo creato uno spazio di silenzio nell’affollarsi dei pensieri della mente e questo spazio, questo silenzio pieno di cura di sé, è Yoga.